Il caso Cilento

Rigenerare i borghi spopolati, ecco gli Smart Village

Ripensare le possibili funzioni dei piccoli borghi come laboratori viventi di tradizioni e di accoglienza in grado di offrire servizi analoghi a quelli delle città più smart grazie al digitale e alle tecnologie. Tutte le opportunità del nuovo modello di sviluppo locale. L’esperienza del Cilento Smart Village

Pubblicato il 29 Nov 2018

Nello Onorati

project manager

Cilento-Pisciotta-nel-parco-nazionale-del-cilento

Il digitale rappresenta il motore fondamentale dell’economia nel mondo e deve diventare il vettore dello sviluppo e della crescita anche per le piccole comunità, di tutte quelle aree interne dell’Italia caratterizzate da un processo di spopolamento forte e da una perdita costante di capitale sociale e risorse umane. In queste aree occorre pensare ad un nuovo approccio di progettazione di sviluppo locale che,  in coerenza alla SNAI (Strategia Nazionale per le Aree Interne), veda come elementi fondanti l’innovazione e la digital transformation, drivers in grado di innescare processi virtuosi di crescita sociale ed economica. Vediamo quali sono le condizioni perché questo avvenga e le opportunità del cambiamento.

Nuove economie per gli smart village

Per poter prevedere una trasformazione, pur nella conservazione di ogni possibile elemento identitario, di un borgo interno o di un gruppo più esteso di borghi vi sono necessariamente tre precondizioni:

  • vision e capacità della governance pubblica,
  • coinvolgimento di importanti partner nel settore tecnologico/digitale e della ricerca,
  • partecipazione della comunità locale.

Si tratta di ripensare le possibili funzioni dei piccoli borghi attraverso una loro strutturazione come laboratori viventi di tradizioni e di accoglienza che, con l’utilizzo del digitale e di nuove tecnologie, li abilitino ad essere in grado di offrire servizi analoghi a quelli delle città più smart, con la differenza di avere un contesto ambientale e sociale caratterizzato per maggiore sostenibilità.

Bisogna utilizzare le risorse ambientali e culturali locali oltre che le vocazioni territoriali specifiche perché tali borghi diventino luoghi della conoscenza, luoghi di studio e ricerca, nonché luoghi di elaborazione di idee innovative.

Attraverso il nuovo modello di sviluppo locale, lo Smart Village (nel 2017 la Commissione europea ha presentato il documento “Piano d’azione per gli Smart Villages”), possono generarsi nuove economie legate non solo ad un turismo slow ma alla nascita di nuove location di successo per la ricerca e l’innovazione.

Una infrastrutturazione che abiliti i borghi ad una innovativa accoglienza necessita di alcune risorse che possono vedere di supporto la partnership pubblico/privata con nuove forme di finanziamento che possono diventare anche esse smart.

Gli Smart Village, ben strutturati, possono anche accompagnare una rigenerazione sociale ed urbana.

L’esperienza del Cilento Smart Village

Con il progetto strategico costruito nel contesto dei borghi interni del Cilento, che si è denominato Cilento Smart Village, si è tracciata una pista di sviluppo innovativa che attraverso l’abilitazione tecnologica del territorio vuole facilitare la costruzione di un network tra saperi tale da creare nuove opportunità.

Si tratta di una modalità per ripensare il territorio ed i suoi borghi interni e dare loro funzioni autosostenibili in grado di invertire la tendenza dello spopolamento.

Strutturare spazi fisici e virtuali in modo innovativo consente di far diventare l’area di intervento un grande laboratorio diffuso dove ricerca ed innovazione potranno “specializzare” i borghi che oggi vanno velocemente perdendo ogni funzione.

Va promosso, innanzitutto, un processo di digital transformation dei territori rurali, attraverso una infrastrutturazione di base introducendo ogni tecnologia digitale utile allo sviluppo degli Smart Village. Dare agli Smart Villages la possibilità di offrire tutte le condizioni per attrarre il mondo della ricerca e della innovazione.

Per avviare una trasformazione dove siano garantiti virtual communication ed access to e-services, è necessario ed indispensabile superare quello che per le aree rurali viene definito triple digital divide, ovvero broadband connectivity, skills e uptake. Diventa, pertanto, centrale ed altrettanto strategico investire in infrastrutture high-speed digital ma anche in digital education ed in training. Emerge con tutta evidenza che uno Smart Village necessiti della realizzazione di tutte e tre questi pilastri. Oggi frequentemente si compie l’errore di ritenere che per l’avvio della digital transformation di un’area sia necessaria la sola infrastruttura di connettività ad alta velocità.

Come la dotazione infrastrutturale digitale possa avere effetti positivi nelle aree rurali è anche oggetto di un interessante progetto di Digital Neighborhoods presso l’Università di Plymouth, a riprova dell’interesse verso il modello.

Uno Smart Village per essere capace di generare nuove economie e crescita sostenibile, e coerente alle vocazioni ed alle identità di un’area rurale, deve essere concepito attraverso un’analisti di contesto socio-economica attenta ed approfondita al fine di preservare la integrità sociale e culturale ed, appunto, le relative identità.

Agricoltura 4.0 e smart tourism

Per l’area cilentana si è lavorato ad una ipotesi che si è focalizzata su tematiche legate all’ambiente, ed alla valorizzazione della ricchezza della terra, sviluppando un approccio da business model declinato su base territoriale. Attorno a questi due asset (ambiente ed agricoltura) si costruiranno le condizioni più favorevoli per attrarre il mondo delle ricerca e degli startupper, e per sostenere i suoi abitanti ad avviare virtuosi percorsi che esplorino l’agricoltura 4.0 ed utilizzino lo smart tourism come strumento per sviluppare un turismo sostenibile e slow. Non va sottaciuto che il Cilento è anche comunità emblematica della Dieta Mediterranea che può essere elemento di riferimento per la azioni che si andranno ad attuare.

Emerge l’organizzazione di un ecosistema rurale innovativo che comprende tutti i principali tools quali quelli individuati e descritti (living lab, partnership pubblico-privata, business model, infrastrutturazione digitale).

Spazi fisici inutilizzati, terreni e boschi abbandonati saranno l’hardware da upgradare e riconvertire ad innovative funzioni sostenibili. Si potranno accompagnare nuove attività che i residenti e non potranno avviare, anche attraverso l’evoluzione, in termini di new business anche utilizzando l’e-commerce, di micromodelli esistenti (ad es. gli orti) che oggi sono per lo più fonte di integrazione di reddito.

Sviluppo durevole e sostenibile contro lo spopolamento

Il match tra le possibili attività (ricerca ed innovazione contro attività agricola 4.0 e smart tourism) che si sono individuate potrebbe innescare uno sviluppo durevole e sostenibile contrastando in modo concreto il processo di spopolamento, inesorabilmente avviato, e la dannosa perdita di capitale sociale ed umano, che sta impoverendo in modo irreversibile le aree rurali.

Si è ritenuto, anche sulla scorta di tendenze in atto nel mondo, che gli istituti ed i centri di ricerca nei settori dell’ambiente e dell’agricoltura possano insediarsi ed operare nei territori che, come il Cilento, offrono condizioni ottimali.

Un territorio dove è presente la ricerca con i suoi laboratori ed i suoi operatori, e chi idea e sviluppa progetti innovativi, come gli startupper, è un territorio dove possono concretamente svilupparsi iniziative imprenditoriali sostenibili ed in grado di avviare un processo concreto di revitalising dello stesso territorio.

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