Cultura e società digitali

Cultura e società digitali


La cultura digitale rappresenta la terza grande fase di organizzazione sociale e mentale dopo la cultura artigianale e quella industriale. A differenza delle precedenti, si riferisce alla produzione di informazioni e non di oggetti fisici (dematerializzazione: bit, non atomi), ed è caratterizzata da rapporti decentrati dove la trasmissione del sapere avviene nella forma della rete. La cultura digitale non fa scomparire artigianato e industria, ma li obbliga a riconfigurarsi attraverso il digitale. È un vero e proprio ecosistema che controlla e gestisce attività produttive, mezzi di informazione, rapporti interpersonali, tempo libero e intrattenimento, capace di riformulare i saperi del passato e proiettarsi nel futuro.

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La cultura digitale è caratterizzata da diversi elementi fondamentali: la struttura a doppio livello (interfaccia visibile e livello profondo del software); la logica del database e degli algoritmi che elaborano e organizzano i dati; la mobilità e la geolocalizzazione che hanno modificato il concetto di spazio creando uno "spazio dei flussi" accanto allo "spazio dei luoghi"; l'automazione e l'interattività; la trasversalità che supera le tradizionali distinzioni tra settori; e il carattere ibrido che ha generato nuove figure come il "prosumer" (produttore-consumatore). La partecipazione attiva, la digitalizzazione e il riutilizzo dell'informazione sono considerati i tre pilastri fondamentali di questa cultura.

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La cultura digitale ha iniziato a svilupparsi negli anni '60 del secolo scorso con i primi progetti relativi alla Rete, in particolare con ARPANET, inizialmente concepita per scopi militari. Un momento cruciale è stato l'inizio degli anni '90, quando Tim Berners Lee ha creato il World Wide Web, una rete di informazioni che ha connesso tutto il mondo in tempo reale, eliminando confini geografici e velocizzando qualsiasi tipo di comunicazione. Da quel momento la società è diventata una networked society, un corpus comunitario costantemente interconnesso. La cultura digitale è sostenuta dalle tecnologie digitali basate su due processi chiave: la digitalizzazione delle informazioni e le telecomunicazioni, che hanno trasformato il modo in cui le persone comunicano, lavorano e imparano.

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L'impatto della cultura digitale sulla società contemporanea è profondo e multidimensionale. Ha trasformato il modo in cui interagiamo come esseri umani: il modo in cui ci comportiamo, pensiamo e comunichiamo. Ha accelerato il nostro ritmo di vita e di lavoro, costringendoci a evolvere e adattarci. Sul piano sociale, ha ridisegnato le mappe della vicinanza/lontananza e quindi della parentela, dell'amicizia e delle relazioni di lavoro. Ha inciso sulla definizione dell'identità stessa delle persone attraverso forme come i selfie o la costruzione di avatar. Ha anche trasformato le città in smart city, strutture complesse articolate in diversi livelli codificati e interagenti, dove la digitalizzazione dei dati è ormai la condizione indispensabile per la pianificazione urbanistica e la gestione dei servizi pubblici.

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La cultura digitale ha un evidente impatto sulla cultura aziendale e sui modelli di business: rompe le gerarchie e velocizza il lavoro, incoraggia l'innovazione, attira nuovi talenti e mantiene la forza lavoro attuale. Aumenta il coinvolgimento dei dipendenti, consentendo loro di far sentire la propria voce e contribuire a creare una nuova cultura aziendale. Nel settore produttivo industriale, il digitale guida i processi di automazione e gestione delle tempistiche produttive, favorendo la diffusione della network enterprise che delocalizza e razionalizza le strutture organizzative. L'etichetta "industria 4.0" rappresenta l'estensione della digitalizzazione a tutti i livelli: formazione del personale, gestione degli ambienti di lavoro, progettazione e produzione.

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La cultura digitale pone numerose sfide significative. Tra queste, il digital divide che crea disuguaglianze nell'accesso e nell'utilizzo delle tecnologie; la dipendenza tecnologica che può portare a fenomeni come l'Internet Addiction Disorder (IAD) o l'Hikikomori; le questioni legate alla privacy e alla raccolta dei dati sensibili; i problemi di copyright nell'era della facile duplicazione dei contenuti; la diffusione delle fake news che influenzano il dibattito politico; la cybersecurity, sempre più cruciale in un mondo interconnesso. Un'altra sfida importante è rappresentata dalla digitalizzazione dei sistemi amministrativi, in particolare della Pubblica Amministrazione, che può avere un grande impatto sulla vita delle persone e sull'efficientamento di apparati spesso eccessivamente burocratizzati.

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Sebbene i concetti di cultura digitale e mentalità digitale condividano molte caratteristiche, la differenza fondamentale è la portata e la scala di ciascuno: mentre la mentalità digitale è a livello individuale, la cultura digitale è di tipo collettivo. La cultura digitale rappresenta l'insieme di comportamenti, conoscenze, norme e sistemi di valori che una società mette in opera per vivere nell'era digitale, mentre la mentalità digitale si riferisce all'approccio personale verso le tecnologie digitali. Gli elementi cruciali di una forte cultura digitale includono la gestione del rischio, una forte attenzione al cliente e la collaborazione - principi che si manifestano sia nelle prospettive sia nei comportamenti collettivi, non solo individuali.

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La cultura digitale ha profondamente trasformato i mezzi di comunicazione tradizionali, che si sono dovuti adeguare alle nuove tecnologie per non esserne fagocitati. Si è sviluppato il fenomeno della convergenza multimediale, che riunisce in un unico supporto le funzionalità, gli usi e gli scopi di tutto il panorama mediatico. Sono nati nuovi prodotti come web radio e web tv, e si è assistito alla digitalizzazione di musica, programmi televisivi e contenuti editoriali. In campo editoriale, il digitale ha portato alla progressiva dematerializzazione, erodendo la quota dei prodotti cartacei, e ha attivato una serie di nuove testualità (ipertestuali, multimediali, crossmediali, transmediali, interattive) decisive nella costruzione della cultura digitale.

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L'intelligenza collettiva è un concetto chiave per la cultura digitale, teorizzato dal filosofo francese Pierre Lévy. Essa consiste in un particolare modo di funzionamento intellettivo che supera tanto il pensiero di gruppo quanto la cognizione meramente individuale, permettendo a una comunità di cooperare in modo efficace e sinergico, mantenendo prestazioni intellettuali affidabili e contribuendo alla formazione del consenso. George Pór ha definito questo fenomeno come "la capacità di un corpus comunitario di evolvere verso una capacità superiore di problem solving, di pensiero e di integrazione attraverso la collaborazione, la sinergia e l'innovazione". A differenza dei media tradizionali, gli strumenti digitali permettono una partecipazione attiva all'interno di un Cyberspazio non gerarchico, dove tutti gli utenti sono sullo stesso piano, neutralizzando differenze di ruolo e offrendo nuove possibilità di comunicare.

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La cultura digitale ha profondamente trasformato i concetti di spazio e tempo. Secondo il sociologo Manuel Castells, con l'avvento del digitale, accanto allo spazio dei luoghi (lo spazio fisico caratterizzato da rapporti interpersonali di vicinanza e presenza) si è affermato lo "spazio dei flussi", ovvero il contesto virtuale di rete dove le relazioni interpersonali avvengono in assenza e a distanza. Questo fenomeno è stato accelerato dalle restrizioni imposte dalla pandemia, che hanno portato alla diffusione di pratiche burocratiche online, ricette elettroniche, vendite online e visite virtuali a musei e gallerie. Si è affermato il paradigma mobile-locative basato sulla mobilità e sulla geolocalizzazione dei servizi, dove il cittadino vive in uno spazio complesso, ancora fisico ma soprattutto "mediato" da infiniti flussi di informazione.

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