LA VISION

Italia digitale, la governance che ci aspettiamo (dall’autunno)

La nomina di Teresa Alvaro a DG Agid è la pietra miliare sulla quale costruire la governance digitale del futuro. In ballo anche il destino del Team digitale. Da chiarire e potenziare il ruolo delle Regioni. Ecco i tasselli che devono andare a posto e in che modo è opportuno che ci vadano per disegnare l’Italia di domani

Pubblicato il 29 Ago 2018

Fernanda Faini

Responsabile assistenza giuridica amministrazione digitale Regione Toscana

italia

La nomina di Teresa Alvaro a capo dell’Agenzia per l’Italia Digitale segna una tappa fondamentale per il futuro del Paese. E conferma che stiamo vivendo un momento cruciale: questi mesi tra l’estate e l’autunno si pongono come spartiacque per definire come sarà la governance digitale del Paese.

La nomina del direttore Agid

Questa nomina è fondamentale per capire i tratti che caratterizzeranno l’Italia digitale dei prossimi anni. AgID, infatti, per esplicita previsione normativa è il soggetto che ha il ruolo strategico di promuovere l’innovazione digitale nel Paese e l’utilizzo delle tecnologie digitali nella pubblica amministrazione. Peraltro, le ultime riforme che hanno interessato il Codice dell’amministrazione digitale (CAD – d.lgs. 82/2005), ossia il d.lgs. 179/2016 e il suo correttivo (d.lgs. 217/2017), hanno potenziato il ruolo dell’Agenzia.

Per avere conferma di questa affermazione basta pensare alla cosiddetta deregolamentazione, che, per ragioni di effettività e abbattimento dei tempi correlati, di norma ha affidato le regole tecniche e di indirizzo non più a decreti, ma a linee guida proprio di AgID, da approvare con un procedimento rafforzato atto a garantirne autorevolezza e solidità (il procedimento dell’art. 70 del CAD). E si sa che se le norme dettano i principi dell’innovazione sono proprio le regole tecniche a guidarne e consentirne l’attuazione. Anche solo da questo aspetto si comprende il ruolo profondo e strategico che agisce AgID nella partita afferente al digitale.

Il futuro del Team per l’Italia digitale

Ma l’attesa riguarda un ulteriore aspetto di governance non meno strategico, quello che si lega al Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale e al relativo Team per la trasformazione digitale, che cessano a breve il loro incarico e sui quali vige incertezza in merito al futuro.  Nell’Italia digitale che vorrei il Team dovrebbe continuare ad esistere, per continuare non solo gli ottimi progetti realizzati, ma anche quella sana funzione di impulso a tutta l’amministrazione pubblica italiana che è in grado di fornire.

Al riguardo, parlando di desiderata, quel che mi piacerebbe è una diversa e maggiore chiarezza di ruoli tra il Team e AgID; intendiamoci, l’errore è prima di tutto normativo (art. 63, d.lgs. 179/2016): si prevede che “i poteri di impulso e coordinamento” del Commissario e del Team possano riguardare anche AgID, dandogli forse così una primazia, che però istituzionalmente difficilmente possono avere anche in considerazione dei numeri. E che è giusto, a mio avviso, non abbiano. Non porrei, infatti, i due “soggetti” in una qualche gerarchia, ma ne espliciterei un ruolo orizzontale e sinergico e ne dettaglierei in modo più specifico i compiti e le funzioni, in modo non ci siano rischi di sovrapposizioni. Ridisegnerei, insomma, la governance al riguardo e li distinguerei maggiormente anche solo per evitare che si parli, erroneamente peraltro, di doppioni, quando le due funzioni sono e devono essere complementari e sinergiche.

Pertanto sulla governance digitale siamo in attesa, ma questo tempo può essere impiegato per riflettere su aspetti come quelli messi in evidenza.

Il ruolo delle Regioni

Sempre in merito alla dimensione della governance, in considerazione anche del ruolo che questa riveste per la riuscita di tutta la complessa operazione “Italia digitale”, credo possa essere interessante rafforzare anche un’altra sinergia, quella tra il livello nazionale e i livelli regionale e locale, rendendo sotto tale profilo le Regioni hub capaci di traghettare gli enti del territorio verso una digitalizzazione “coordinata e condivisa” tra le autonomie locali, come peraltro prevede lo stesso CAD nel suo art. 14. Del resto i problemi in merito alla mancanza o scarsità di omogeneità, di interoperabilità e di cooperazione applicativa sono tra le ragioni del ritardo nell’attuazione di una efficiente digitalizzazione e, sotto tale profilo, può essere rilevante e significativo il ruolo delle Regioni, che potrebbero agire come protagonisti di una digitalizzazione effettiva e condivisa.

Tutto questo è la base per un puzzle più grande, che ha bisogno però anche di altri pilastri: la cultura digitale, l’accountability, la formazione, le risorse economiche. Tutti tasselli dolenti che da sempre caratterizzano il percorso della nostra Italia (digitale). Vediamo nel dettaglio in quest’articolo.

I pilastri per una nuova Italia digitale: risorse, cultura, accountability

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