LA SCHEDA

Il procurement nel Def: gli strumenti e investimenti digitali

Il Def indica l’obiettivo di rivedere il Codice Appalti e di potenziare i procurement pubblico e le competenze digitali delle pubbliche amministrazioni: più spazio alle Pa locali, formazione dei dirigenti, un contratto tipo di partenariato pubblico privato. Obiettivo: Italia smart nation

Pubblicato il 15 Ott 2018

Procurement

Perdita di competenze tecniche e progettuali delle amministrazioni pubbliche, carenze nella valutazione economica e finanziaria e nel monitoraggio dei progetti, complessità dell’interazione tra le amministrazioni centrali e territoriali, e complessità del Codice Appalti: sono, secondo il Def, documento di economia e finanza, le principali criticità da risolvere per far ripartire gli investimenti pubblici.

La posta in gioco è alta; ci sono 118 miliardi di investimenti considerati immediatamente attivabili. Il punto è la pubblica amministrazione deve essere in grado di selezionarli, avviarli e completarli entro tempi ragionevoli. E qui servono adeguati strumenti di procurement. Non solo. Il Governo mette anche nero su bianco l’intenzione di dare al settore pubblico un ruolo trainante perché l’Italia diventi una “smart nation”.

Per raggiungere l’obiettivo, si legge nel Del, sono allo studio disposizioni che considerano l’Italia come un Paese in cui si possano trasformare le esigenze del settore pubblico in un volano di politica industriale, stimolando strumenti per il procurement e il partenariato pubblico privato. Il partenariato pubblico privato è uno degli strumenti su cui si punta maggiormente, e in corso c’è la definizione di un contratto standard che, si legge, «è già ad uno stadio avanzato di elaborazione».

Fornirà una guida alle pubbliche amministrazioni che consentirà di redigere tutti gli atti e i documenti negoziali, e gestire le procedure, promuovendo i seguenti obiettivi: maggiore competitività del Paese a livello internazionale, miglioramento delle capacità tecniche e negoziali delle pubbliche amministrazioni, definizione delle dinamiche contrattuali, supporto alle amministrazioni con maggiori carenze di profili tecnici e giuridici adeguati, limitazione del ricorso alle varianti in corso d’opera, corretta allocazione dei rischi, migliore valutazione in termini di trattamento statistico dell’operazione, equilibrata sintesi degli interessi pubblici e privati, maggiore bancabilità dell’operazione, una maggiore attenzione alla fase di gestione.

Non ci sono riferimenti diretti a veri e propri strumenti di procurement innovativo, come i partenariati per l’innovazione. Che, tuttavia, non sono nemmeno esclusi in questa generale cornice di stimolo alla collaborazione fra pubblico e privato per le opere pubbliche. Fra l’altro, nel Def sono molteplici i riferimenti alle infrastrutture innovative da realizzare. Ad esempio, il progetto di smart road a Torino e a Modena, ovvero stradali dotate di piattaforme di osservazione, monitoraggio e previsione del traffico con una sinergia tra infrastrutture digitali e veicoli di nuova generazione, un piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici, infrastrutture portuali in grado di ridurre le esternalità negative ed i tempi di permanenza delle merci nei porti.

Per quanto riguarda l’edilizia pubblica, «si guarda al Building Information Modeling (BIM) per ottenere una più efficiente ed innovativa pianificazione, realizzazione e gestione delle costruzioni con un risparmio potenziale fino a 30 miliardi negli appalti pubblici». L’obiettivo è di estendere la piattaforma a tutta l’attività di progettazione e monitoraggio del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (MIT) e dalle stazioni appaltanti. «A questo riguardo – si legge ancora – , è essenziale digitalizzare i processi amministrativi del MIT, garantendone anche una maggiore trasparenza con l’istituzione di un registro degli ingressi». E’ stato istituito un apposito tavolo tecnico composto da professionisti del settore.

Sono in programma interventi antisismici, anche attraverso dieci cantieri pilota per sensibilizzare i territori ad intervenire sulla messa in sicurezza di edifici pubblici esistenti. Continua la strategia nazionale per la banda ultralarga, lo sviluppo del 5G, l’avvio della seconda fase del piano WiFi.Italia.IT (con i bandi per l’installazione degli hotspot nei Comuni, con priorità per aree terremotate e località sotto i 2mila abitanti). Per favorire la fibra, si legge, si punta all’incentivazione e all’utilizzo di servizi e prodotti da parte di aziende e privati, anche attraverso nuovi modelli di sperimentazione e partenariato a ‘zero burocrazia per l’innovazione’ in specifiche aree del Paese».

In generale, viene definito strategico il ruolo delle autonomie locali quali motore dello sviluppo territoriale, anche sul fronte della gestione degli investimenti e degli appalti. Qui (non solo in materia di procurement, ma in generale per lo stimolo all’innovazione, viene previsto di intervenire in particolare sui responsabili dei processi e sulle figure manageriali, «che dovranno stimolare il cambiamento e promuoverlo». E’ necessario «ripartire dalla dirigenza, rimasta esclusa dalla recente riforma del lavoro pubblico, riconoscendo il merito, favorendo la formazione continua, anche nel settore delle tecnologie digitali, stimolando il raggiungimento degli obiettivi e definendo chiaramente i criteri di valutazione della performance».

Fra gli strumenti, è prevista l’attivazione entro la fine dell’anno di una task force per gli investimenti, e la creazione di un centro di competenza dedicato, con il compito di offrire servizi di assistenza tecnica e di assicurare standard di qualità per la preparazione e la valutazione di programmi e progetti da parte delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche.

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